fbpx
ministro Bonisoli

57 anni, mantovano, esperto di formazione: perché la nomina di Bonisoli al MiBACT fa ben sperare

Come sempre accade in questi casi, le biografie dei ministri hanno incominciato a fiorire come un prato in primavera ancora prima che il nuovo presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, finisse di leggere la lista dei dicasteri concordata con Mattarella. E naturalmente tra chi si occupa di cultura e turismo è stato il curriculum vitae di Alberto Bonisoli ad attirare l’attenzione.

Curriculum di Bonisoli, promesse e programmi

In breve, il nuovo ministro di via del Collegio Romano non ha ancora una pagina su Wikipedia ma il suo cv può essere riassunto così: 57 anni, mantovano, a lungo in Bocconi, ha una comprovata esperienza nell’education management e nell’alta formazione, è direttore della NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. In pratica, un signor manager, senza alcun dubbio.

Bonisoli era stato inserito già prima delle elezioni nella lista di possibili ministri indicata dal MoVimento 5 Stelle, che lo aveva anche candidato in un collegio uninominale di Milano dove poi ha prevalso Bruno Tabacci (del centrosinistra). Il neo titolare del MiBACT era stato proposto proprio al ministero che gli è stato ora affidato ufficialmente, per cui in campagna elettorale aveva già avuto modo di enunciare idee e programmi per il comparto. Come riporta AgCult, nel suo discorso dell’1 marzo insieme agli altri candidati ministri, Bonisoli aveva parlato di “una sfida che affronto mettendo in gioco quello che so, le mie conoscenze delle discipline creative, quel minimo di esperienza internazionale che ho sviluppato negli anni, le mie capacità organizzative e gestionali, e una capacità sviluppata nel tempo di ascolto e di ricerca di soluzioni condivise”.

In sintesi, le linee guida prospettate da Bonisoli sono tre:

- “raggiungere un ammontare degli investimenti in questo settore che arrivi all’1 per cento, ma anche di più, del Prodotto interno lordo”
- Dare priorità agli “interventi mirati a ricreare una coscienza, un tessuto sociale nelle periferie urbane, perché la cultura può aiutare a superare il disagio sociale che c’è nelle nostre periferie”
- “il turismo è stata la Cenerentola dell’agenda politica italiana e questa è la ragione per cui, per esempio, fior di Paesi vicini a noi nel tempo ci hanno superato in attrattività turistica. E sicuramente qui un minimo di potenziale c’è. Come farlo? Innanzitutto promuovendo in maniera più energica il nostro Paese all’estero; bisogna poi creare una cabina di regia per coordinare le innumerevoli attività sviluppate a livello locale; generare il turismo di qualità, attraendo per esempio studenti stranieri che una volta tornati nel loro paese sono i migliori e più motivati ambasciatori del made in Italy, quelli su cui noi dobbiamo puntare”

Il nostro parere e i nostri auguri

Su questi tre punti, il nostro giudizio non può che essere positivo: bene portare gli investimenti nel settore culturale all’1%, benissimo risvegliare la coscienza culturale delle periferie, e anche sulla promozione all’estero e la cabina di regia nazionale per il turismo non possiamo che essere d’accordo.
A essere “cattivi”, potremmo obiettare che nessuno dei predecessori di Bonisoli era diventato ministro promettendo meno investimenti, l’abbandono delle periferie, meno promozione all’estero e briglia sciolta per una promozione locale senza alcuna regia.

Al di là delle difficoltà che il famoso Titolo V riformato nel 2001 crea per una politica turistica nazionale, tuttavia, secondo noi nella nomina di Alberto Bonisoli a ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ci sono almeno due buone notizie: l’esperienza di Bonisoli come manager, e la scelta politica di mantenere l’accorpamento tra Cultura e Turismo che Franceschini aveva portato avanti.

All’ormai ex ministro vanno i nostri ringraziamenti, in particolare per alcune riforme come l’Art Bonus, i direttori dei musei scelti a livello internazionale, le capitali della cultura e gli “anni speciali” del turismo. Siamo convinti che il buon lavoro fatto in questi anni non verrà distrutto dal suo successore, a cui va il migliore augurio che gli (e ci) possiamo rivolgere: buon lavoro, ministro Bonisoli.

 

Questo sito utilizza cookie tecnici che ci consentono di migliorare il servizio per l'utenza. Per ulteriori informazioni leggi la nostra Cookie e Privacy Policy. Leggi di più