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Doris Zaccone in Serbia

Intervista a Doris Zaccone, viaggiatrice e voce della trasmissione radiofonica quotidiana "Capital in the World". Il fascino di nazioni e persone lontane, il difficile equilibrio tra tutela e turismo

"Capital in the World" è tornato in onda su Radio Capital. Dal lunedì al venerdì alle ore 13, la voce di Doris Zaccone accompagna gli ascoltatori della sua trasmissione alla scoperta di luoghi lontani, di culture e di persone differenti. "Non abbiamo le immagini ma abbiamo l'immaginazione" spiega Doris, parlando di viaggi raccontati alla radio. E sul modo migliore di farsi accogliere ovunque, ha un consiglio ben preciso: l'umiltà, fin dall'arrivo.

Il viaggio è solitamente legato all’aspetto visivo: i monumenti, i panorami, i ristoranti, i selfie… In che modo si compensa la mancanza di immagini alla radio per raccontare al pubblico di luoghi lontani?

Non abbiamo le immagini ma abbiamo l'immaginazione. Un video spesso lascia pochi dubbi. Le parole invece creano suggestioni, aprono finestre e possono portare lontanissimo. Credo molto nel potere evocativo della voce, dei suoni e delle descrizioni. Non abbiamo nessuna pretesa di spiegare il mondo, vogliamo solo portare via le persone per un po'. Via con noi...

I territori che ha visitato in giro per il mondo le hanno insegnato qualcosa su come le persone accolgono i turisti? Ha trovato elementi comuni in Paesi diversi e culture diverse?

In Bulgaria non ho trovato gli stessi sorrisi che mi hanno accolta in Tailandia. Nessuno, fuori dal Giappone, mi ha dedicato inchini così profondi. E la dolcezza dei vietnamiti non si può superare. Le culture sono profondamente diverse.
Anche nel modo di accogliere i turisti. Ma tanto dipende da come ci si presenta. Se arrivi in bicicletta o a piedi sarai accolto senza diffidenza, ovunque. E a qualunque latitudine, se sei rispettoso e umile e bendisposto, sarai il benvenuto.

Il turismo inevitabilmente modifica, a lungo andare, i luoghi in cui fa meta. Come si può armonizzare la conservazione delle identità e la diffusione di tutte le culture?

È una domanda difficilissima! Intorno a questo dubbio e a questo precario equilibrio ruota l'intera questione del turismo sostenibile. Non credo esistano soluzioni semplici per questioni così complesse.
Mi sono posta questa domanda moltissime volte, l'ultima nei villaggi remoti del Vietnam del Nord, dove la vita sembra ferma a 100 anni fa e i bambini piccolissimi lavorano nei campi, insieme alle loro madri. Mi sono augurata più turisti e quindi più richiesta di ospitalità nelle loro case. Perché forse ospitare i turisti permetterà a quelle donne e ai loro figli di zappare la terra qualche ora in meno. Ma questo è quello che desidero io. Non posso affermare che sia anche un loro desiderio. Non posso saperlo. E quindi, in sostanza, non ho una risposta chiara per questa domanda.

Se fosse costretta a trasferirsi in uno dei luoghi che ha visitato con Capital in the World, quale sceglierebbe?

Il Giappone. Perché lo amo in maniera irrazionale e istintiva. Pur essendo un luogo completamente diverso da ogni altro visto prima, mi sono sentita a casa. So anche che un conto è visitare un paese e un altro è viverci. E da questo punto di vista il Giappone può essere il luogo più inospitale del mondo. Ma è lì che andrei.
Ve l'ho detto... è un amore irrazionale.

 

 

 

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