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Quanto conta ospitare un Gran Premio di Formula 1, a fini turistici? Molto, per conferme chiedere ad Abu Dhabi, Texas e Singapore.

Anche se lo chiamano “Circus”, ospitare il carrozzone della Formula 1 per un GP è un po’ più complesso che tirare su un tendone per lo spettacolo di acrobati e giocolieri: ci vogliono grandi investimenti, una gestione attenta a ogni risvolto, e il rispetto di regole e norme estremamente precise. Ma se il lavoro viene fatto bene “prima” e “durante”, il “dopo” garantirà ritorno degli investimenti e notevole impatto economico sul territorio.

Esemplare, in questo senso, il caso del GP di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Dal 2009 il GP nel circuito cittadino di Yas Marina (la cui realizzazione è stata la più costosa di sempre) fa parte del mondiale di Formula 1; uno spettacolo che sulle tribune ospita un numero inferiore di spettatori rispetto ai tracciati normali, ma che ha avuto un rilevante impatto sull’economia del paese, se si considera il tutto esaurito fatto registrare dagli hotel della zona. Oltre alla gara di Formula 1, del resto, il merito del successo di Abu Dhabi è da attribuire al contesto creato dagli organizzatori, che realizzano eventi “alternativi” come il parco a tema dedicato alla Ferrari. E a conferma del successo, lo sponsor Etihad Airways ha recentemente rinnovato il contratto con il GP, grazie a cui ha potuto aumentare di dieci volte il valore commerciale della compagnia aerea.

Anche il Texas può godersi con soddisfazione i buoni risultati economici derivanti dalla Formula 1. A novembre 2012, ad Austin, si è svolta la prima edizione del GP delle Americhe, che in occasione delle qualifiche ha attirato più di 80.000 spettatori, un numero a cui va aggiunto il pubblico della gara. Un vero trionfo per il settore turistico locale, che ha visto crescere eccezionalmente il costo dei pernottamenti negli alberghi, a causa di un aumento di richieste che ha costretto gli stessi organizzatori a lanciare un allarme per evitare il ripetersi di tali situazioni nelle prossime edizioni. Non si vuole rischiare un effetto negativo che “bruci” il ritorno economico derivante da un gran premio in grado di portare all’aeroporto di Austin 3000 persone in più nei giorni del GP rispetto alla media (17.000 contro 14.000)

In Asia, il modello è Singapore con la sua gara in notturna che si ripete dal 2008. Solo nel 2010, Singapore ha visto incrementare del 20% il numero dei suoi turisti, e nel 2012 sono stati spesi dai viaggiatori a Singapore qualcosa come 140 milioni di dollari: merito, come ad Abud Dhabi, non solo del GP in sé, ma anche degli eventi collaterali, come i concerti di star internazionale. Logico, quindi, che Paesi in via di sviluppo come Tailandia e Malesia stiano pensando di importare nuove gare di Formula 1. Un modello vincente.

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