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In Francia è boom di viaggi nei luoghi dove sono stet combattute le grandi battaglie del passato. Protagoniste le due guerre mondiali, ma anche i conflitti tra Galli e Romani. Ogni anno 6 milioni di turisti, il 45% dall'estero

 

Di "viaggi della memoria" si parla ormai da decenni, facendo riferimento principalmente ai viaggi di scolaresche e gruppi organizzati che si recano nei luoghi dove si trovavano i tremendi campi di concentramento nazisti. Ma non è in Germania né in Polonia il centro più importante del "turismo della memoria", bensì in Francia.

È al di là delle Alpi, infatti, che sta prendendo piede questa forma di turismo, legata principalmente ai luoghi dove sono state combattute le battaglie più celebri delle due guerre mondiali: da Verdun alla Normandia, i 236 "sites mémoriels" (cimiteri, campi di battaglia, lapidi commemorative) censiti in Francia attirano, ogni anno, sei milioni di turisti, il 45% dei quali dall’estero. Valore dell’indotto: 50 milioni di euro. Ma non sono solo i conflitti mondiali del XX secolo ad attirare turisti appassionati di storia bellica: ad Alesia, in Borgogna, dove Cesare sconfisse Vercingetorige, si possono ammirare enormi cartelli pubblicitari che invitano a scoprire legionari e galli formato Asterix a un’ora di Tgv dalla capitale.

Del "turismo della memoria" in Francia parla oggi Alberto Mattioli, corrispondente da Parigi del quotidiano La Stampa:

C’è l’appassionato di storia che vuole vedere i posti dove è stata fatta, come in un gigantesco wargame all’aria aperta. C’è l’americano che cerca la tomba del nonno, venuto dal Nuovo mondo per liberare il vecchio. C’è la curiosità un po’ necrofila di scoprire dove troppi uomini si sono ammazzati a vicenda per ragioni che oggi sembrano appartenere non a un’altra epoca, ma a un’altra era.  

Le motivazioni sono molte. Sta di fatto che in Francia è boom del turismo della memoria. Due percorsi attraversano rispettivamente i campi di battaglia della Prima guerra mondiale, dalla Piccardia alla Lorena passando per l’immane carnaio di Verdun, e le spiagge dello sbarco in Normandia che decise la Seconda, in una moltiplicazione di musei, cimiteri, memoriali, trincee e bunker amorevolmente conservati. Ne vale la pena: i 236 «sites mémoriels» censiti attirano, ogni anno, sei milioni di turisti, il 45% dei quali dall’estero. Valore dell’indotto: 50 milioni di euro.  

Manca, è ovvio, il soldato francese più famoso di sempre. Con il senno (e il business) di poi, è un peccato che Napoleone le sue campagne le abbia sempre fatte all’estero, a parte quella del 1814, a detta degli storici militari un inutile capolavoro, che i francesi non amano troppo ricordare perché si concluse con i cosacchi sugli Champs-Elysées. Però a Montereau, dove Lui vinse l’ultima battaglia, vogliono realizzare un parco a tema, una specie di Disneyland con l’Empereur al posto di Topolino: l’altezza, più o meno, è la stessa.

(Continua a leggere su La Stampa)

 

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