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Tra i compiti principali della scuola, e della formazione in generale, c'è ovviamente quello di inserire gli studenti nel mondo del lavoro, dando loro gli strumenti e le competenze fondamentali per affrontare adeguatamente il mercato professionale.
Un discorso che vale a maggior ragione nel turismo, dal momento che è probabilmente l'unica industria che un territorio non può delocalizzare. Soprattutto in Italia, il cui patrimonio culturale e paesaggistico è indubbiamente unico al mondo.

 

Dal punto di vista didattico, il turismo è in questo senso un bacino prolifico, potendo contare su oltre 50 master promossi da università e istituti di formazione. Tuttavia, come anche in altri comparti del sistema Italia, anche il turismo subisce un forte ritardo tra scuola e lavoro. L'Agenzia di Viaggi riporta in questo senso il pare di alcuni esperti e docenti di settore, concordi nell'attribuire un gap al sistema formativo italiano nell'ambito turistico.
Secondo il professor Ferdinando Dandini De Sylva, docente nelle università di Roma Tor Vergata, Luiss e Federico II di Napoli, "C'è un forte ritardo, un gap da colmare al più presto" per avvicinare la formazione al mercato, le cui esigenze in costante evoluzione non sembrano trovare una risposta adeguata nell'offerta formativa "Le maggiori opportunità arrivano da revenue management, web marketing e social media. E purtroppo non ci sono percorsi formativi ad hoc".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Magda Antonioli, docente in Master del turismo alla Bocconi: "Si affermano sempre più corsi con focus su eventi, montagna, sport, cultura, religione, sostenibilità ambientale. Ciononostante, non si può parlare di innovazione" spiega la professoressa Antonioli, secondo cui la formazione dovrebbe poggiare su tre punti base: "Offrire basi solide agli studenti, aggiornare i contenuti e la modalità di erogazione dei corsi, secondo le mutate esigenze del mercato". Proprio come alla Bocconi, dove "nei corsi di nuove tecnologie applicate al turismo si parla anche di social media, olta, gds, online reputation". Secondo Antonioli, infatti, "le aree più dinamiche sono il revenue/pricing e la comunicazione, soprattutto in ambito social".
Susanna Mensitieri, docente e coordinatrice di Master nel turismo alla Luiss di Roma, si esprime invece sull'evoluzione della domanda, più che sull'offerta del mercato: "I giovani confidano nello sviluppo del turismo, unica industria non delocalizzabile, cercando di privilegiare percorsi formativi che permettano un sicuro e rapido inserimento con stage e apprendistati".
Ugo Picarelli, direttore della rassegna Fareturismo, affronta la questione digitale ma anche dell'evoluzione nelle figure professionali tradizionali: "La conoscenza del web e dei suoi meccanismi è ormai un requisito indispensabile, ma non tramontano le figure tradizionali che, mutando, diventano il perno delle strutture ricettive. Maggiordomo, governante, manager di ricevimento, portiere di albergo sono ruoli sempre più importanti soprattutto negli hotel di alta categoria. Le competenze richieste, però, sono cambiate: la laurea è essenziale, come la conoscenza delle lingue e del territorio".
Francesco Mongiello di Formazioneturismo.com dà quindi un consiglio ai giovani, invitandoli a "guardare al 'nuovo' mettendolo in relazione alle effettive capacità di assorbimento di nuovi occupati; ma anche guardare al 'vecchio' per gli spazi di collocamento. L'importante in entrambi i casi è la passione".

 

Con oltre 50 master promossi da università e istituti di formazione (fonte MasterTurismo.it), il turismo è uno dei bacini didattici più prolifici in Italia. Ma il mercato, a quanto pare, corre pù veloce delle scuole. Le aziende richiedono nuove figure: dal consulente turistico, evoluzione dell'adv, agli esperti di social media marketing, dal life-coach alle guide turistiche munite di tablet e smartphone. C'è poi il revenue manager, "mago" delle tariffe mobili degli hotel, che ottimizza le vendite giorno per giorno.

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