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Dal Paese africano giunge la notizia del rinnovo del Tourism Board. Nuove strategie annunciate per il rilancio del settore, ma come si possono attirare i flussi di viaggiatori mondiali dopo le leggi anti gay che hanno turbato l'opinione pubblica internazionale?


Un nuovo direttore esecutivo per l'Uganda Tourism Board: dalla scorsa settimana Stephen Asiimwe ha raccolto l'eredità di Cuthbert Baguma alla guida dell'ente del turismo del Paese dell'Africa Orientale, come riporta l'East African Business Week. Alla cerimonia del passaggio di consegne ha assistito anche la ministro del Turismo, Maria Mutagamba, invitando la nuova dirigenza a promuovere sia il turismo interno che quello internazionale. "Il contributo del settore turistico all'economia nazionale è ancora molto basso, intorno al 6%, ma se verranno adottate le misure contenute nel Piano Strategico in cinque anni arriveremo a un contributo del 12%. Per raggiungere l'obiettivo, c'è bisogno di una strategia di marketing sia locale che internazionale" ha dichiarato Mutagamba.
Asiimwe ha assicurato che con le adeguate risorse governative le strategie dell'UTB faranno prosperare il turismo ugandese, e la ministro Mutagamba ha insistito sulla necessità di puntare sui consulenti nazionali più che su quelli internazionali, pur ribadendo lo scopo di attrarre un maggior numero di viaggiatori stranieri.
La notizia potrebbe anche chiudersi qui, se non fosse per il fatto che di Uganda si parla molto ultimamente, e non in maniera positiva: da mesi, infatti, infuria la polemica sui mass media mondiali per una legge del presidente ugandese Yoweri Museveni che prevede il carcere, fino all'ergastolo, per gli omosessuali. Museveni non ha usato mezzi termini a riguardo, e citando uno studio commissionato a un gruppo di presunti esperti del suo governo ha affermato che i comportamenti sessuali sono "una questione di scelta e che le persone omosessuali sono 'disgustose', perché innaturali". Come se non bastasse la legge omofoba del governo, il tabloid ugandese Red Peper nei giorni scorsi ha pubblicato una lista di 200 persone presunte gay in Uganda.
Dagli Stati Uniti è arrivata anche lo sconcerto del segretario di Stato John Kerry, che ha parlato di un tragico giorno per l'Uganda e per chi lotta per i diritti umani. I diritti umani, del resto, fanno sempre più spesso (per fortuna) capolino nei dibattiti sul turismo, come dimostrano le polemiche che hanno colpito la Russia durante le scorse Olimpiadi di Sochi, sempre per via di una legge considerata omofoba, o l'ormai annosa questione dei diritti della donna nei Paesi arabi.

Ma tornando all'Uganda, dove appunto è una donna a guidare il dicastero del turismo, dagli Usa giunge anche la minaccia di uno stop agli aiuti economici per il Paese, ed è qui che le due notizie si incrociano e prendono la forma di una domanda: a che cosa servono una nuova dirigenza per l'ente del turismo e nuovi piani strategici per il settore quando il governo dell'Uganda approva simili leggi che possono solo tagliare fuori il Paese africano dalle rotte dei viaggiatori internazionali, glbt o etero che siano?

La risposta, temo, è semplice: a niente.

 

Claudio Pizzigallo - Marketingdelterritorio.info

Twitter @pizzi_chi

 

 

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