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Turismo è il termine di cui si abusa maggiormente quando si parla di sviluppo economico e sociale di qualsiasi area al mondo.

 

Si parla di potenzialità, di vocazione turistica, di attrarre turismo, ma il tutto è vago, non esiste una strategia, tutto viene fatto in maniera improvvisata, senza conoscenza, né competenza in materia, perché il turismo è tutto fuorché improvvisazione. Non a caso negli ultimi decenni le Università hanno istituito dei corsi di laurea ad hoc per formare professionisti del settore, che abbiano competenze in molteplici discipline, al fine di pianificare un'offerta turistica integrata, capace di creare ricchezza ed occupazione.

Turismo non è solo organizzazione di eventi estivi, purtroppo molti assessori al turismo sono convinti del contrario e basano la loro politica solo su sagre, concerti e manifestazioni varie, convinti di assolvere in pieno al loro lavoro. Per fare turismo però, bisogna partire da una condizione indispensabile: lo stato di salute del territorio.

Siamo pronti per accogliere turisti? Noi residenti siamo soddisfatti del nostro territorio? I servizi per noi funzionano? Se la risposta è sì a tutte e tre le domande, possiamo iniziare a pensare alla pianificazione di una strategia. Il nostro territorio è servito da acqua potabile? L'approvvigionamento è sufficiente per la popolazione residente? Siamo in grado di gestire i rifiuti senza creare disservizi? L'illuminazione pubblica è adeguata? La viabilità crea disagio? La depurazione delle acque reflue funziona? Prima di definirsi "località a vocazione turistica" è fondamentale che la popolazione residente sia soddisfatta almeno per i punti sopraelencati.

Come possiamo pensare di accogliere migliaia di persone se tali servizi non sono sufficienti nemmeno per noi? Se tutta la macchina amministrativa funziona, allora è possibile parlare di turismo, di opportunità e di sviluppo. Solo in questo caso un assessore al turismo può operare al meglio.

Non è solo creando eventi che si attraggono i flussi turistici, ma grazie all'autenticità del luogo, incuriosendo i potenziali turisti per qualcosa che già piace ai residenti. Le più grandi destinazioni turistiche al mondo, dalle quali trarre esempio, non creano un territorio a misura di turista, non creano attrattive fasulle, ma valorizzano ciò che hanno, puntando su risorse reali, su qualcosa di tangibile, in cui il residente si identifica e sarà egli stesso promotore della sua terra. La nuova frontiera del turismo, di zone come la nostra Calabria è il "turismo esperienziale", ovvero un turismo che permette al visitatore un'esperienza unica, che coinvolge tutti i sensi.

L'immagine che diamo del luogo in cui viviamo è fondamentale per la scelta della destinazione da parte del turista. Oggi è molto semplice carpire informazioni sulla località turistica, grazie ai social network. Questi però sono un'arma a doppio taglio, perché se da un lato grazie alla loro diffusione è molto più naturale far conoscere una piccola destinazione, è anche vero che l'insoddisfazione della popolazione è un enorme deterrente, in quanto si tende a condividere con gli altri utenti del web i disagi legati a viabilità, rifiuti ed altro. In questa era in cui tutto è facilmente accessibile, è ancora più semplice tagliare fuori una località dal circuito turistico a causa di recensioni negative sui social network da parte dei residenti. È necessario dunque rendere soddisfatta la popolazione residente 12 mesi l'anno, per poter realmente sfruttare il potenziale turistico di un territorio, poiché la migliore pubblicità, la migliore politica di marketing territoriale è una popolazione soddisfatta.

Debora Calomino, laureata in Scienze del Turismo

Twitter @CalominoDebora

 

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