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Grazie alla Fondazione Gino Macaluso e a Stefano Macaluso per questo racconto dedicato ad Ayrton Senna e alla cultura del motorsport

Sapevo che il giorno successivo avremmo ricordato all’autodromo di Imola il mio eroe sportivo: Ayrton Senna. A Imola, Senna aveva terminato i propri giorni durante il Gran Premio di San Marino due decadi prima. Sapevo anche che quella sera l’amica Mariella Mengozzi aveva invitato Monica e me ad assistere alla presentazione di un libro in un albergo di San Pietro Terme, l’hotel Castello, a pochi chilometri dall’autodromo. Ciò che non sapevo era che quella sera avremmo partecipato ad un vero e proprio rito sciamanico.

Io presi una camera al secondo piano dell’hotel Castello. In fondo a un corridoio rivestito di una moquette dai colori sgargianti, notai un paio di troupe televisive straniere intente a soffermarsi davanti alla stanza 200. Mentre attraversavo la mia porta, li osservai a pochi passi di distanza, senza capire. La scena mi fece pensare ad un vecchio e glorioso film dove il protagonista era un albergo popolato di presenze sovrannaturali.

Un’ora più tardi entrai nella sala principale dell’edificio, dove il celebre giornalista di Formula 1 Giorgio Terruzzi presentava la sua opera più recente: “Suite 200”. Fu subito chiaro che il libro parlava dell’ultima notte di Ayrton Senna e che io avrei cercato di dormire accanto al luogo dove il campione l’aveva trascorsa, esattamente a 20 anni di distanza.

Di quel 1° maggio 1994 ho un ricordo fortissimo e indelebile, un evento epocale: ero un adolescente di 19 anni e ho visto l’eroe finire la sua corsa improvvisamente, alla curva del Tamburello. Fu uno shock anche per mio padre Gino che in lui rivedeva Jim Clark, il più grande talento della sua generazione. Due decenni più tardi Terruzzi ha riportato alla luce l’intera vita del pilota brasiliano e l’ha fatto evocando il suo spirito come uno sciamano. In modo non dissimile da Marguerite Yourcenar che fa parlare in prima persona il suo imperatore Adriano, Terruzzi immagina una notte d’introspezione durante la quale Ayrton ritrova il suo percorso da guerriero, determinato a sovrastare gli avversari. Rivede le persone che ha amato e talvolta sacrificato e pensa ai suoi slanci di profonda e generosa umanità.

Si scrivono tanti libri sulle competizioni, ma è raro leggere un’opera che sappia dare agli uomini delle corse uno spessore letterario tale da riportarli in vita nell’immaginazione del lettore. Giorgio Terruzzi, basandosi su fatti veri e documentati, ci è riuscito.

In quella notte popolata di spiriti nella terra dei sognatori, ho avuto qualche problema a prendere sonno.

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