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Intervista a Luigi Colucci, della Libreria Bodoni di Torino

Torneremo a viaggiare di nuovo, ma fino a quel momento l’unico modo che abbiamo per sentirci altrove è leggere, ascoltare, divorare storie. L’apertura di musei e gallerie d’arte e prevista per il 18 maggio in tutta Italia, ma probabilmente non ci saranno i presupposti per rimettere in moto gli ingranaggi, un po’ com’è accaduto con il decreto del 14 aprile che dava il via libera al commercio al dettaglio di libri e articoli di cartoleria. Basta dare un occhio alle recenti notizie e alle dichiarazioni dei direttori dei musei e dei centri della cultura per capire che la riapertura è ancora, forse giustamente, un miraggio nel deserto dell’isolamento.

Non per questo dobbiamo disperare: c’è un luogo a Torino, una libreria aperta in via Carlo Alberto circa sei anni fa, che ha continuato a lavorare per rifornire il quartiere di storie nel momento in cui la grande macchina della cultura è stata inevitabilmente interrotta. Questo è uno dei tanti esempi virtuosi di librerie che si sono ingegnate per continuare a mantenere il rapporto con le persone che la frequentavano. Le librerie indipendenti, infatti, sono crocevia di idee e di scambio culturale, luoghi fisici che si differenziano da uno sterile acquisto online. I librai svolgono un mestiere fatto di passione e sudore, organizzano eventi, incontri con gli autori e workshop, alcuni esempi dei tanti valori aggiunti di questo tipo di commercio. Abbiamo intervistato Luigi Colucci, libraio della libreria Bodoni, che ci ha raccontato la sua storia, come si svolgeva il mestiere del libraio pre-covid e quali strategie ha adottato di questi tempi.

Da quanto tempo lavori come libraio?

Ho iniziato nel 1982, allora avevo 20 anni e frequentavo la facoltà di giurisprudenza e, come tutti gli studenti, volevo racimolare un po’ di soldi per andare in vacanza. Il mio sogno era quello di poter lavorare a contatto con le persone, amavo leggere soprattutto i saggi storici, sociali e le inchieste, così pensai alla libreria. Bussai alle porte di tutte le librerie di Torino lasciando il mio numero di telefono (di casa ovviamente) e seguirono una serie di rifiuti, finché un giorno finalmente il telefono squillò. Era la Luxemburg, una delle librerie più importanti della città. Ero molto emozionato per la nuova esperienza, rimasi sconcertato dalla quantità di libri in fila sugli scaffali, tanto che mi chiesi come avrei potuto ricordarli tutti, gli archivi digitali non venivano ancora utilizzati...

Imparai in fretta: un libraio ogni mattina deve spolverare i libri, questo consente di ricordare i titoli. Spolverare significa anche ricordare, portare alla luce e alla memoria, un po’ come sto facendo in questo momento. I mesi passavano e il lavoro stagionale in libreria stava per concludersi, quando il caso volle che si liberasse un posto come fattorino. In pratica dovevo prendere i libri nei vari magazzini e consegnarli ai clienti, non facciamo più quel tipo di servizio. Tempo dopo sono stato assunto come libraio e da quel momento non ho mai smesso di imparare. Alla libreria Luxemburg ho lavorato più di trent'anni, gli ultimi 10 in qualità di socio.

Quando hai iniziato a lavorare alla Libreria Bodoni?

Ho iniziato nel novembre del 2014. Ho saputo, grazie a un’amica, che stava per aprire una nuova libreria a Torino, così lei mi mise in contatto con chi aveva avuto l’idea. Fissammo un incontro che non dimenticherò mai: risposi a molte domande sul mondo dei libri e delle librerie, esposi i miei punti di vista a proposito della gestione, fui catapultato così in un turbine di eccitazione. Ci salutammo e mi proposi nell’eventualità della nuova apertura. Avvenne ciò che desideravo da un po’ di tempo: lasciai il luogo che mi aveva dato tanto per intraprendere un nuovo avventuroso viaggio. La libreria Bodoni aprì l’8 dicembre 2014. Diedi le mie dimissioni come socio e nel giro di pochi giorni, insieme a due colleghi, iniziammo a scegliere i nuovi libri per gli scaffali. Era importante per me che la libreria fosse legata a un catalogo e non solo alle novità, in questo ci credo fermamente. È il catalogo che fa la differenza. Partii per questa avventura e la Bodoni funzionò da subito.

Conosci molto bene chi frequenta le librerie del centro di Torino: esiste secondo te un’identità territoriale?

Ogni libreria si adatta al luogo in cui si trova. La libreria Bodoni ha aperto in via Carlo Alberto, diventando un punto di riferimento per tutto il quartiere, soprattutto per chi sceglie di frequentare un luogo fisico, avere un consiglio di lettura o semplicemente per scambiare quattro chiacchiere per sentirsi parte di una comunità. Le persone che frequentano la nostra libreria abitano in centro e fanno parte di una classe sociale acculturata che investe nella lettura. Da qui la decisione di non proporre solamente romanzi, saggi e libri per bambini, ma anche riviste specializzate in lingua, libri illustrati e d’arte, di fotografia, moda e design, pubblicati perlopiù in lingua inglese, francese, tedesca. Questa scelta è stata fatta per dialogare con un pubblico che arriva da fuori, rendendo la libreria un luogo accogliente anche per i turisti.

Qual è il ruolo di una libreria sul territorio?

Le librerie in Italia sono tante, da quelle indipendenti a quelle di catena, e non sempre godono di molta attenzione. Insomma, per dirla in breve, l’Italia non è popolata da forti lettori. Si legge poco, i lettori sono in calo, il prezzo dei libri è alto e in più si aggiunge un mercato editoriale che riempie all’inverosimile gli scaffali di novità per seguire le logiche di mercato. La scuola non aiuta ad avvicinarsi alla lettura e non ho ancora visto una promozione invitante e coinvolgente. Le librerie sono importanti per il tessuto sociale, così come lo sono altre forme d’intrattenimento culturali: teatro, cinema, musei.

Hai mai affrontato nella tua carriera una situazione come quella che stiamo vivendo oggi?

No, mai. È un evento unico e richiede energie, sforzi e cambiamenti enormi. Siamo abituati ad affrontare situazioni difficili tutti i giorni, noi siamo forti e temerari e sono convinto che ci riprenderemo.

Per quanto tempo la libreria è rimasta chiusa? Che strategie avete attuato per cercare di continuare a lavorare?

La Libreria Bodoni è rimasta chiusa a partire dal 12 marzo con il “Lockdown”. Molti librai torinesi, compresi noi, si sono immediatamente attivati ed è stato sperimentato un modo alternativo di lavorare. L’emergenza ha fatto nascere idee propositive e approcci completamente diversi. Era impossibile, con le misure restrittive, immaginare che una libreria potesse vivere il proprio spazio e la quotidiana socialità, per cui abbiamo pensato di offrire un servizio che coinvolgesse distributori e editori. Questa iniziativa permette di ordinare i libri di circa trenta case editrici, attraverso un grande distributore. Il cliente deve mandare un’e-mail con le sue preferenze e noi rispondiamo consigliando il titolo più adatto, comunicando disponibilità, prezzo e modalità di pagamento. A quel punto, con la conferma del cliente, il corriere consegna i libri direttamente a casa, un po’ come facevo da giovane quando lavoravo come fattorino. Un buon servizio, direi, che permette alle librerie di lavorare e di accontentare il cliente. Dal 4 maggio la Libreria Bodoni è aperta con orario ridotto dalle 10 alle 18, abbiamo adottato tutte le misure per mantenere il distanziamento fisico. Dobbiamo dire che il sistema del commercio on-line funziona ancora alla grande.

 

 

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