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Riparte il progetto Appennino Parco d'Europa, che mette al centro il turismo con un modello di sviluppo che "parte dal basso" coinvolgendo pubblico e privato. Il vicepresidente abruzzese Lolli: "Per le Regioni coinvolte necessaria la collaborazione"


Collaborazione pubblico-privato, cooperazione tra Regioni, la vetrina di Expo, il coinvolgimento di territori e abitanti: sono queste gli strumenti a disposizione per il rilancio dell'Appennino nel turismo italiano. Un progetto articolato che è partito ieri, al monastero di Santo Spirito ad Ocre (L'Aquila), dove amministratori delle regioni dell'Appennino centrale si sono riuniti, insieme con il ministro Franceschini, per parlare del futuro dei territori che si affacciano sulla catena montuosa.
Riparte quindi Appennino Parco d'Europa, e nel futuro del territorio e dei suoi abitanti il ruolo centrale per il rilancio è affidato al turismo. Logico quindi pensare a Milano, con l'Esposizione universale considerata l'occasione che le Regioni hanno scelto per il rilancio del progetto.
"Siamo pronti a mettere sul tavolo progetti esecutivi con finanziamenti veri" ha affermato in una nota Giovanni Lolli, vicepresidente dell'Abruzzo e coordinatore nazionale degli assessori al Turismo "Il brand di Ape sarà il made in Italy, cioè la promozione di patrimonio di storia e architettura dislocati sul territorio. È l'insieme dell'offerta di tutte le regioni centrali d'Italia, ma dobbiamo avere la forza di presentare modelli turistici adeguati ad una domanda in continuo cambiamento".
L'Appennino, secondo Lolli e le Regioni, può rispondere a questa nuova esigenza se mette sul campo un modello di sviluppo turistico che "nasca dal basso e che coinvolga direttamente i territori. Un modello pubblico privato, in grado di mettere insieme gli operatori turistici privati e le istituzioni sul territorio". Su questo punto, il ministro Franceschini ha parlato di scelte strategiche da parte del Governo in materia turistica, "con una possibilità di sviluppo di un settore in crescita. I numeri del turismo italiano sono destinati a crescere, noi dobbiamo avere la forza e la capacità di mettere sul mercato offerte alternative, in modo da dirottare su altri territori i flussi turistici che ora invece si concentrano su poche città". L'Appennino, secondo le Regioni coinvolte, potrebbe essere dunque l'alternativa che il mercato italiano sta cercando per diversificare l'offerta. Una visione salutata con favore anche dalle altre regioni presenti all'appuntamento di Ocre: Lazio e Molise sono pronte a un nuovo patto interregionale su Ape e la linea politica è pronta per essere sposata anche da Emilia Romagna, Umbria, Toscana e Calabria.
Individuata la strategia, è necessario indicare anche gli strumenti per portare avanti il nuovo Ape. Su questo punto, Lolli ha detto chiaramente: "La parola d'ordine è 'lavorare insieme'. In sede di Conferenza delle Regioni abbiamo perfezionato un accorso Governo-Regioni su progetti integrati da inserire nel progetto Ape. Parliamo, in particolare, di infrastrutture come la Ciclovia, il Recupero di aree ferroviarie che sono state dismesse, la Rete sentieristica". Gli animatori di Ape, dunque, hanno già chiari nella testa i percorsi da predisporre e gli strumenti da mettere in campo. "Il contratto di rete potrebbe essere lo strumento per avviare un'offerta integrata al turista. Con il contratto di rete è possibile avere l'accesso ai fondi comunitari e dunque mettere sul campo una programmazione affidabile" ha detto ancora l'amministratore abruzzese. All'appuntamento di Ocre sono intervenuti anche Aldo Bonomi, che ha curato la presenza delle Regioni all'Expò, che ha parlato di "Appennino come laboratorio di biodiversità", confermando soprattutto che "Expo deve essere l'occasione definitiva di rilancio dell'Appennino e Ape deve svolgere un ruolo primario in questa azione di rilancio. Ma c'è bisogno che la politica creda con forza alla possibilità di percorrere la strada del rilancio della montagna italiana". Di "spopolamento drammatico" ha parlato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente. "Non possiamo più chiedere alla gente di rimanere in luoghi dove sono stati cancellati i servizi, anche quelli essenziali. Questa è la vera questione che deve essere risolta se vogliamo veramente avviare una programmazione sulla montagna".

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