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"Il Rinascimento di Torino" lo chiama La Stampa; best practice è invece la definizione che si dà del caso Torino nel settore del marketing territoriale. Quello che non cambia, tuttavia, è la percezione di un cambiamento che ha trasformato l'immagine del capoluogo sabaudo nel corso degli ultimi vent'anni; un cambiamento che è frutto di un Piano strategico, di un progetto a lungo termine che ha coinvolto i diversi attori sociali del territorio torinese.

Un articolo di Gabriele Ferraris sulla Stampa di oggi (4 ottobre) racconta questo percorso, questa trasformazione da città industriale a polo di attrazione turistica, attraverso la presentazione di un libro, "La città che non c'era", un dialogo tra Steve Della Casa, presidente della Film Commission Torino Piemonte, e Fiorenzo Alfieri, che a Torino è stato assessore alla Cultura per la giunta guidata da Sergio Chiamparino. Alfieri, come altri assessori comunali e regionali (Perrone, Leo, Oliva), ha partecipato attivamente al Piano strategico che negli ultimi due decenni ha portato a un ripensamento del brand Torino sul panorama internazionale, un passaggio - da città industriale a città della cultura - comune ad altre realtà europee, da Manchester a Bilbao.

Cruciale, naturalmente, è stato il lavoro fatto per le Olimpiadi invernali del 2006. Un trampolino di lancio di portata mondiale, ma soprattutto un lavoro che è diventato metodico anche dopo le Olimpiadi, come racconta Anna Martina, già direttore della divisione Cultura, Turismo e Promozione della città di Torino, nel suo intervento "Le Olimpiadi non finiscono mai" contenuto nel libro "Il nuovo marketing dei sistemi territoriali".

"Un lavoro che ci ha permesso di imporre Torino come città che da una parte garantisce i servizi di una metropoli (strutture ricettive di qualità, alberghi di alto livello, servizi di qualità per il business e l'area congressual), e dall'altra ha una dimensione vivibile e piacevole. Questo è diventato uno dei punti di forza per Torino in termini di attrattività" spiega Anna Martina.

Che lo si definisca Rinascimento o best practice, il caso di Torino resta quindi un modello, un esempio di marketing territoriale efficace, proprio perché ha coinvolto attori sociali pubblici e privati, creando una rete e un sistema di governance volte a dare un lungo orizzonte a un lavoro che prosegue ancora oggi dopo vent'anni.

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