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L'XI Rapporto Federculture denuncia i problemi e i limiti del nostro Paese nel settore culturale e turistico, tra scarsi investimenti e ritardi strutturali. Ma c'è anche un'Italia che funziona e che ha voglia di cambiamento, soprattutto tra i giovani e al Sud. Per questo l'unica cura per la crescita è la cultura


Identità e innovazione sono la "sfida del futuro" per un'Italia che voglia imporsi nello scenario globale con la valorizzazione del suo inestimabile patrimonio culturale e turistico. È questa l'indicazione che arriva dall'XI Rapporto di Federculture presentato in questi giorni.
Uno studio severo nel denunciare i limiti e i problemi, ma anche determinato nel proporre e nel mostrare quanto di buono c'è già. L'analisi parte infatti dai dati impietosi sulla corruzione in Italia, fenomeno che ci vede purtroppo primeggiare a livello europeo. Federculture denuncia poi il problema di partecipazione alla vita collettiva e l'astensionismo elettorale italiano, oltre che il difficile contesto internazionale tra terrorismo, crisi greca e furia iconoclasta che distrugge monumenti e musei.
Per sconfiggere questi mali, secondo Federculture l'unica "cura" è la cultura. Lo studio mostra quindi esempi di un'Italia "inefficiente": l'Arena di Capua con spalti e muri devastati dalle erbacce; il super resort costruito alla Maddalena per il G8 che marcisce dopo 470 milioni di euro spesi; Mazara del Vallo, con i suoi pavimenti a mosaico romani coperti da calcinacci; le fondazioni liriche che ricevono 182 milioni di FUS e sono le meno produttive d'Europa con 70 alzate di sipario rispetto alle 200 di media Ue; L'Aquila, "dimenticata" dopo il terremoto del 2009.
A questi esempi negativi Federculture contrappone modelli di una "Italia che funziona", una "rete di buone gestioni, forti di programmazioni di qualità e di competenze artistiche e manageriali di livello internazionale": il Museo Egizio di Torino, il Piccolo Teatro di Milano, i musei civici di Venezia, la Fondazione musica per Roma, il RomaEuropa festival, il Maxxi. E poi una "Italia che ha voglia di cambiare", in particolare al Sud: il borgo siciliano di Gangi, dove si possono acquistare case a un prezzo simbolico con l'obbligo di ristrutturazione entro tre anni, iniziativa che finora ha portato 2000 richieste e circa 100 contratti stipulati; Catania, che attraverso il progetto "Street Art Silos" ha cambiato volto al suo porto; il Farm Cultural Park di Favara (Agrigento), con il suo centro storico recuperato grazie a un progetto con operazione di ristrutturazione e attività artistiche e culturali; Gualtieri (Reggio Emilia), il piccolo borgo antico del pittore Antonio Ligabue, dove un gruppo di giovani sotto i 30 anni ha deciso di adottare il teatro sociale ligneo del Settecento che cadeva in pezzi, lo ha ristrutturato e, in soli sei anni, le stagioni teatrali hanno ottenuto la sala gremita; Napoli, dove un antico chiostro rinascimentale, Santa Caterina a Formiello, è diventato una concept farm, con laboratori e appartamenti, che accoglie artisti provenienti da tutto il mondo.


La prima proposta di Federculture riguarda quindi la gestione dei siti culturali minori: affidarli ai giovani. "Superiamo i problemi della gestione" spiegano, recuperando "la piena autonomia dei soggetti che producono cultura rispetto a una burocrazia soffocante e a una politica invasiva". Una vera "eccezione culturale", con la proposta di eliminare limiti e vincoli per gli enti che gestiscono servizi culturali. "Le gestioni autonome partecipate dallo Stato" sono una "politica da incoraggiare" programmando interventi finanziari per la gestione ordinaria collegati alla qualità del servizio. La "ricetta" di Federculture prevede quindi di "introdurre competenze, qualità e progettualità e una maggiore responsabilizzazione".
Altra proposta di "identità e innovazione" riguarda gli standard di qualità: "occorre definire uno standard di qualità di musei e teatri al fine di stabilire punti di riferimento concreti sulla congruità dei costi e sui livelli di funzionalità per ridurre gli sprechi e certificare i risultati di gestione" scrivono da Federculture.

 

Il Rapporto di Federculture affronta quindi la questione turismo, partendo dalla "cultura diffusa" fatta di musei, monumenti, biblioteche, siti archeologici: "è di fondamentale importanza l'accordo MiBACT/ANCI per programmare, progettare e gestire unitariamente". Emblematico in tal senso il caso dei 51 siti UNESCO, per cui secondo Federculture "gli enti pubblici investiti del ruolo di gestori devono svolgere la loro opera di protezione, conservazione e valorizzazione dei beni del patrimonio mondiale a loro affidati, in condizioni di difficoltà crescenti e con un'operatività ridotta". Per questi siti, Federculture propone: revisione del meccanismo del patto di stabilità interno per le amministrazioni gestori, per escludere dal calcolo gli investimenti sul patrimonio culturale ricadenti all'interno del perimetro del sito; rifinanziare la legge 77/2006 ("misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella lista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell'UNESCO" ); prevedere normative ad hoc. Per facilitare la creazione di sistemi integrati e di reti, Federculture suggerisce un tavolo di trattative tra MiBACT, Regioni, Province e Comuni per definire responsabilità e assetti.
Lo studio si rivolge ancora al Mezzogiorno quando analizza i dati del turismo, comparto in cui l'Italia nel 2014 è cresciuta del 2,2% per i flussi internazionali, meno della metà di quanto si registra in Europa (+4,5%) e nel mondo (+4,7%). Il turismo culturale, spiega il Rapporto, vale il 36% degli arrivi e il 27% delle presenze, ma il Sud con il 25% del patrimonio culturale nazionale attrae solo l'8,3% degli stranieri che visitano l'Italia. Nel turismo si segnala perciò la necessità di una politica nazionale unitaria, e vengono citati i nuovi assetti dell'Enit, l'accordo che Federculture ha siglato con Federturismo e il progetto Viaggiart, un contratto di rete con Federturismo e Poste Italiane per un sistema integrato di informazione e acquisto di servizi turistici.
Occorre poi un grande investimento culturale. L'intervento pubblico, denuncia lo studio, è al livello più basso di investimento dello Stato in cultura dal Dopoguerra: appena 1,5 miliardi nel 2014 (lo 0,13% del Pil) contro i 2,8 miliardi del 1998. In questo senso, Federculture elogia il ruolo forte delle realtà territoriali e dei Comuni, la cui spesa in cultura è stata di 2 miliardi di euro con un incremento dei visitatori che tra 2008 e 2014 è stato del 36,5%. Tuttavia, anche i Comuni hanno ridotto gli investimenti nel comparto culturale, passati dal 3,7% del bilancio nel 2008 al 2,76% dell'anno scorso.
La crescita del turismo culturale, secondo Federculture, non è comunque "solo" una questione di risorse: serve anche la capacità progettuale. "La vera criticità della spesa destinata alla cultura riguarda non soltanto la quantità di risorse ma la sua qualità" e si citano i 5,6 milioni di euro, messi a disposizione dal piano di azione e coesione, destinati alla realizzazione di iniziative di sostegno alla predisposizione di progetti integrati di conservazione, fruizione e valorizzazione di area vasta.
Qualcosa, tuttavia, si sta già muovendo. Lo studio elenca i "primi passi": i manager dei musei, l'Art Bonus, l'accordo MiBACT-MIUR, il 3% del fondo infrastrutture alla cultura, le domeniche gratis ai musei, il tax credit per cinema e turismo, la Capitale italiana della cultura, le nuove direzioni generali per educazione e ricerca e arte e architettura contemporanee e periferie urbane. Il decreto cultura, la legge di stabilità 2015, il partenariato pubblico-privato e il mecenatismo, il crowdfunding nazionale, il ruolo essenziale delle Camere di commercio nella creazione di valore economico: tutte iniziative apprezzabili secondo Federculture, che andrebbero organizzate con una "politica specifica per la creatività" sull'esempio di Francia, Germania e Regno Unito e con nuove strategie di comunicazione che sfruttino meglio il digitale.
Infine, il ritorno alla "cura" della cultura, della formazione e dell'istruzione. "Il nostro sguardo verso il domani", tra identità e innovazione, appunto.

 

Guarda la presentazione completa del presidente di Federculture Roberto Grossi: http://www.federculture.it/wp-content/uploads/2015/06/PRESENTAZIONE-GROSSI_FEDERCULTURE_2015.pdf

 

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