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I numeri del Rapporto 2020 di Roberta Garibaldi: il 53% dei viaggiatori nel mondo si dichiara turista enogastronomico

L’enogastronomia ha un ruolo sempre più centrale nel turismo mondiale: il 71% dei viaggiatori vuole vivere esperienze “memorabili” legate al cibo, mentre il 59% dei turisti dichiara che le esperienze a tema sono determinanti nella scelta tra le destinazioni.

A dirlo è il “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2020”, a cura di Roberta Garibaldi sotto l’egida della World Food Travel Association e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Il Rapporto offre un quadro completo e rigoroso di un settore del turismo che negli ultimi anni evidenzia un continuo trend di crescita.

Circa il 50% dei turisti enogastronomici sono “onnivori” che durante il viaggio desiderano vivere un insieme variegato di esperienze: per loro l’enogastronomia è l’esperienza più soddisfacente, a cui abbinano con maggiore probabilità rispetto ai turisti “generalisti” altre attività come lo shopping (indicato dall’85% contro il 68% dei turisti generalisti) o i festival musicali (66% contro il 45%). Questa tipologia di turisti ricerca quindi proposte che integrano esperienze enogastronomiche con altre attività culturali o ludiche. Il restante 50% è invece composto dai cosiddetti foodies, per cui l’enogastronomia rappresenta l’esperienza più importante nella scelta della destinazione.

Per quanto riguarda nello specifico l’Italia, spiega Roberta Garibaldi: “Incrociando i dati delle esperienze più gradite, più ricercate sul web, più vissute e più valorizzate dai tour operator e il posizionamento del nostro Paese emergono alcuni temi su cui puntare. I 'food truck' e il cibo di strada sono tra le esperienze più vissute e più ricercate online, così come i ristoranti e i bar storici e le dimore storiche sede di aziende di produzione agroalimentare, le visite ai produttori extra vino e infine i corsi di cucina.

“La pizza emerge come prodotto trainante per il nostro Paese, e facendo tesoro anche del riconoscimento UNESCO dovrebbe diventare un asset su cui puntare in modo più forte per il turismo: pensiamo a un museo dedicato o a esperienze diversificate. Le cantine interessano sempre, ma l’offerta deve evolvere verso una segmentazione e un posizionamento più distintivo” dice ancora Garibaldi.

Dal confronto con i maggiori competitor europei, emerge dal Rapporto un quadro positivo, con l’Italia ai vertici in sette degli indicatori considerati: produzioni di eccellenza, aziende vitivinicole, aziende olearie, imprese di ristorazione, musei del gusto, birrifici e Città Creative UNESCO legate all’enogastronomia.

Considerando gli ultimi tre anni, sebbene la Francia evidenzi il maggiore incremento in termini assoluti di prodotti agroalimentari a indicazione geografica e di micro-birrifici, e la Spagna di vini a indicazione geografica e imprese di ristorazione, l’Italia mantiene il primato per quanto concerne la crescita di aziende viticole e olivicole, dimostrando quindi un buon dinamismo nonostante la crisi. Inoltre, il Belpaese risulta avere, dal 2016, il maggior numero di iscrizioni alle liste UNESCO dei beni materiali e immateriali legati all’enogastronomia e delle Città Creative per la Gastronomia.

Il cibo e il vino sono i prodotti che caratterizzano maggiormente l’Italia: il gorgonzola e la pizza sono i prodotti italiani a indicazione geografica più ricercati sul web tra 2017 e 2019. Tra i trend topic online tra novembre 2019 e gennaio 2020 per gli utenti di USA, Cina, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, figurano altri prodotti e piatti tipici come gli arancini, l’ossobuco, il Parmigiano Reggiano e il Pecorino romano; tra le produzioni vitivinicole, “sparkling wine”, i vini dell’Alto Adige e il Chianti.

Il primato italiano ha tuttavia ancora margini di miglioramento. Analizzando il contesto europeo, infatti, emerge che i competitor diretti presentano un valore aggiunto nella valorizzazione, attraverso azioni organiche di sviluppo e promozione intraprese a livello nazionale. In Italia, invece, si riscontrano lacune di informazioni sia nel sito ufficiale sia nei portali regionali. Una conferma in tal senso arriva dall’analisi diretta condotta sui tour operator stranieri, che giudicano buona o eccellente la qualità dell’offerta e delle esperienze a tema enogastronomico, mentre minore è la facilità di reperimento delle informazioni e di prenotazione.

A proposito di regioni, l’Emilia Romagna è quella con il maggior numero di prodotti agroalimentari a indicazione geografica, il Piemonte ha il record relativo ai vini, la Campania vince per i prodotti agroalimentari tradizionali.

La Lombardia, invece, vanta il primato nell’offerta ristorativa, sia in termini di imprese, sia di ristoranti di eccellenza, oltre ad annoverare il maggior numero di micro-birrifici e brew pub. La Toscana risulta essere la prima regione italiana per numero di agriturismi, sia in termini assoluti, sia per le differenti tipologie di servizio offerto – ristorazione, alloggio, degustazioni e proposte di esperienze tra cui fattorie didattiche, mountain bike, trekking e sport. Il Centro-Sud, secondo il trend degli ultimi tre anni, è la macro-area più dinamica, con i maggiori incrementi nell’offerta.

“Si consolida l’interesse dei turisti verso l’enogastronomia nei Paesi occidentali, e sono in forte crescita i turisti enogastronomici in Cina e Messico” afferma ancora Roberta Garibaldi “Il totale di chi ha dichiarato di avere svolto almeno un viaggio con questa motivazione negli ultimi due anni a livello internazionale è pari al 53%. I millennials guidano il trend tra le generazioni, mentre si affacciano i ‘super foodies’, i nati nella Generazione Z: viaggiatori frequenti che già mostrano un alto interesse verso il cibo”.

 

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