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L'Italia è la grande assente nel rinnovo dei vertici dell’Organizzazione mondiale del turismo: a dare la notizia dell’assenza italiana tra le 57 candidature è stata Caterina Cittadino, il presidente dell’associazione Ethics for Tourism membro del Comitato mondiale per l’Etica del UNWTO.

In una nota Caterina Cittadino ha lanciato il grido d'allarme, sottolineando come “il ruolo dell’Italia in seno a queste assemblee sia importante per il Paese, anche dal punto di vista del rilancio economico“.

Di questo brutto segnale per il settore turistico italiano parla Il Fatto Quotidiano:

Un’altra tegola rischia di abbattersi sul turismo italiano. È infatti di oggi la notizia secondo cui l’Italia non è, inspiegabilmente, tra le 57 candidature per il rinnovo dei vertici dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO), l’agenzia dell’Onu che si occupa delle politiche mondiali per il turismo nell’ottica di promuoverne uno sviluppo responsabile e sostenibile.

Dell’organizzazione mondiale del turismo, che ha sede a Madrid, fanno parte 161 stati membri e più di 390 membri associati in rappresentanza del settore privato, del turismo scolastico ed educativo, delle istituzioni locali di promozione turistica. L’Italia, che ha aderito all’organizzazione nel 1978, è inoltre presente in seno al WTO con 24 membri affiliati, rappresentativi di altrettante organizzazioni.

A dare la notizia dell’assenza dell’Italia tra le 57 candidature è stato il presidente dell’associazione Ethics for Tourism, membro del Comitato mondiale per l’Etica del UNTWO, Caterina Cittadino. Quest’ultima, già capo del dipartimento per lo Sviluppo del ministero del Turismo sotto Michela Vittoria Brambilla, in una dura nota, ha lanciato un vero e proprio sos, sottolineando come “il ruolo dell’Italia in seno a queste assemblee sia importante per il Paese, anche dal punto di vista del rilancio economico“.

Si tratta evidentemente di un ulteriore brutto segnale, dopo l’impasse durata mesi, legata alla attribuzione della delega sul turismo da parte del ministro Bray e l’ingorgo burocratico-amministrativo col conseguente blocco di finanziamenti e progetti del valore di circa 200 milioni, venutosi a creare con il passaggio di competenze e risorse sul turismo dalla Presidenza del Consiglio al ministero della Cultura.

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