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L’emergenza sanitaria che ha colpito non solamente l’Italia ma il mondo intero sta letteralmente stravolgendo la nostra quotidianità. Gli sforzi colossali prima del governo cinese e poi di quello italiano – vediamo cosa accadrà nel resto del mondo – hanno messo in atto azioni piuttosto aggressive sul fronte delle restrizioni delle libertà personali.

Ci chiedono di cambiare le nostre abitudini e le responsabilità quotidiane a causa della paura della diffusione dell'epidemia. Le persone si sono chiuse nelle loro case, esitando a stringere la mano per paura di trasmettere un virus infettivo, riducendo al minimo le visite agli anziani, persino ai familiari stretti. La sociologia delle relazioni interpersonali sta cambiando. Il mondo intero si sta spostando verso il sistema di vita digitale, una nuova vita che la maggior parte di noi ha già incontrato e vissuto in una certa misura.

È questo il nuovo ordine mondiale del quale sentiamo parlare senza potergli dare un nome sin dalla caduta del muro di Berlino? Il nuovo ordine DIGITALE.

La moneta digitale, gli acquisti in rete, anche la religione delle persone sarà digitalizzata? Vi ricordate le immagini diffuse dai giornali con i principali luoghi di culto delle fedi monoteistiche desolati (Vaticano, Mecca etc)? L'attuale modo di istruzione, andare a scuola e all'università, ci viene proposto in maniera digitalizzata, un sistema di istruzione alternativo visti i tempi eccezionali. Negozi e mercati sono per lo più vuoti o chiusi. L'unica cosa rimasta è l'ordinazione online e, per ora, le grandi catene dei supermercati.

I nostri bisogni di mobilità all’improvviso sono stati riportati all’era pre-scoperta della ruota. A piedi, per brevi distanze, solamente se necessario. Ma “affinché i più possano restare a casa, serve che qualcuno possa muoversi per loro” ho sentito giorni fa. E cosa succede con altri bisogni primari (e non) degli individui costretti dalla paura di perdere la vita? Ce lo chiediamo in molti, in un momento in cui a essere messa a rischio non è solamente la vita ma il sostentamento, l’economia del Paese. Chi per umana curiosità, chi per mestiere. Economisti, sociologi, brand, comunicatori. Quindi di fronte a questo momento incisivo o epocale, dove siamo stati privati di molte libertà ma digitalizzati e messi in rete così che tutto ci sembri a portata di mano, i nostri sentimenti ed emozioni vengono portati agli estremi.

Gli stati d’animo e le nostre priorità sono state stravolte. I nostri bisogni di consumo, secondo quanto dice AdClarity, piattaforma per l’analisi competitiva degli investimenti in advertising online, registrano una verticale discesa dell’80% delle impression pubblicitarie per settori come il Cinema e il Travel. Letto nel mondo di oggi – cultura e viaggio/conoscenza. Sono numerosi i settori che perdono mentre alcuni, nell’immediato, potrebbero anche guadagnare. Un mio conoscente, comunicatore di formazione, mi ha esternato quanto lo emozionano i flashmob e il tricolore proposto in espressioni multiforme sui social, e di conseguenza sui media.

Quindi quale sarebbe quel giusto tone of voice da assumere o raccomandare a chi vuole mantenere la propria visibilità? Contestualizzare la propria presenza, consapevole del momento storico, riconoscendolo e offrendo soluzioni reali e concrete. Persone prima di tutto. Quelli che ieri abbiamo considerato i nostri consumatori oggi hanno bisogno di essere riconosciuti come individui in difficoltà, rassicurati quindi. Puntare sui valori, ritrovare il proprio ruolo sociale in un contesto così estremo, e collegarsi ad esso riaffermando la propria identità.

Il nuovo ordine digitale che è “apparso” al contempo con le restrizioni delle nostre libertà personali potrebbe anche “aprirci” gli occhi sui temi che ad oggi abbiamo considerato solamente dei semplici slogan da ostentare come la salvaguardia dell’ambiente e la responsabilità sociale.

 

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