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Può sembrare strano, ma l'Italia è sempre più verde: addirittura un terzo del nostro territorio è composto da superficie boschiva e forestale. Record al Sud, ma i vantaggi (anche) economici sono per tutti
I dati del terzo Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (Infc), infatti, rivelano che entro l'anno prossimo avremo ben 10.982.013 ettari cubici di superficie forestale, pari al 34,7% del territorio. Un dato che ci avvicina alle medie dei Paesi del Centro e del Nord Europa, e che rispetto al 2005 – anno del secondo inventario – registra un aumento di oltre 600.000 ettari.
Qual è il motivo di questa crescita delle superfici forestali in Italia? Enrico Pompei, responsabile dell'Inventario nazionale, spiega: "Gli italiani negli anni hanno abbandonato l'agricoltura di collina e montagna: gli alberi si sono così insinuati nelle aree che non vengono coltivate". Le zone più verdi, spiega ancora Pompei, sono infatti al Sud: "Qui le persone hanno smesso di coltivare nelle aree collinari e montuose perché non è più conveniente, mentre in Trentino e in Alto Adige il tasso di abbandono umano delle aree di montagna è basso grazie a politiche che prevedono incentivi per chi resta".
Oltre al beneficio per i nostri polmoni, e per il territorio stesso, questo aumento del verde porta con sé anche notevoli benefici economici. Come spiega il Corpo forestale dello Stato, infatti, "secondo le ultime stime, tutti questi alberi in più evitano all'Italia multe internazionali pari a circa due miliardi di euro". Pompei chiarisce: "Le foreste assorbono l'anidride carbonica e 'immobilizzano' grandi quantità di carbonio. Questo meccanismo permette al Paese di avvicinarsi il più possibile agli obiettivi previsti dalle politiche climatiche internazionali". Il Corpo forestale dello Stato calcola inoltre che dai boschi si potrebbe ottenere energia fino all'equivalente di 3,24 milioni di tonnellate di gasolio l'anno (l'1,6% dei consumi energetici nazionali) "senza ferire gli equilibri e la biodiversità", anche considerato che a oggi circa 10 milioni di impianti domestici sono alimentati a legna.
"La combustione si otterrebbe così da un prodotto naturale" prosegue Pompei "che si brucia sì, ma di nuovo disponibile in 20-25 anni", purché la produzione degli impianti a biomassa "tenga conto di quanto può offrire il bosco circostante". Per la gestione di questo patrimonio naturale, invece, incendi e diffusione delle malattie rappresentano i pericoli principali per la superficie forestale italiana, in particolare per i nuovi boschi, "perché gli alberi sono più vicini alle aree dove si muovono gli esseri umani". Altro problema da non sottovalutare è insito nei cambiamenti climatici e nella globalizzazione, considerato che negli ultimi anni in Italia "sono arrivati insetti e parassiti mai visti prima e che mettono in pericolo i nostri alberi. Se non monitoriamo la situazione rischiamo di perderne migliaia, come sta succedendo in Portogallo".
Per quanto riguarda la classifica delle regioni italiane con il maggiore tasso di crescita, al primo posto c'è il Molise, dove nel giro di dieci anni le aree verdi sono aumentate del +16,6%. Seguono Sicilia (+16,2%), Basilicata (+11,1%), Lazio (+10,5%) e Calabria (+9,9%). Se invece si considera non il tasso di crescita, ma la superficie forestale, a primeggiare è la Sardegna, con 1,2 milioni di ettari. Al secondo posto, la Toscana con 1,19 milioni, seguita da Piemonte (955.110 ettari), Calabria (670.968 ettari) e Lazio (667.704).

 

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Fonte foto: nonsprecare.it

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