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Previsioni e aspettative negative per i flussi turistici estivi nelle montagne italiane. Colpa della crisi, ma anche delle offerte non in linea con i gusti dei tradizionali visitatori

Chissà se in qualche modo c'entra la decisione della Juventus di rinunciare, oltre che all'allenatore dei tre scudetti di fila, anche al ritiro ad alta quota per restare a Torino, in questa flessione del turismo montano nell'estate 2014. Sta di fatto che si prevede un'altra estate difficile per il turismo in montagna, che soffre soprattutto un calo delle presenze italiane (in flessione tra i 7 e i 10 punti percentuali) a causa della crisi. E in montagna come altrove chi parte risparmia, riduce il budget e la durata del soggiorno.

Insomma, per usare un'altra espressione inflazionata tra i tifosi juventini in queste ore, c'è poco da "stare Allegri" per la ricettività montana. Secondo l'Osservatorio turistico della montagna, in uno studio elaborato da Trademark Italia, si prevedono infatti performance più basse che alte e la contrazione di giro d'affari e posti di lavoro preoccupa non poco gli operatori turistici. In particolare, le località che non hanno significative quote di domanda straniera vedono crescere la congiuntura negativa con un calo del movimento turistico quantificabile tra il 3% e l'8%. Una flessione che, del resto, è in un certo senso in linea con i dati del turismo della montagna bianca nella stagione invernale scorsa, chiusa con il segno più grazie agli arrivi dall'estero che hanno rappresentato il 53% della clientela. La costante di ogni stagione dal 2005 in poi è invece la conferma delle località dell'Alto Adige che nel 2014 salgono ai vertici delle richieste dei turisti stranieri.
Gli operatori turistici intervistati definiscono la stagione calda 2014 "piuttosto critica" e sono più o meno tutti sulla stessa lunghezza d'onda: in quasi tutti i comparti oltre la metà degli intervistati (media al 51,4%) sono pessimisti, dalla Valle d'Aosta al Friuli, dal Piemonte al Veneto passando per il Trentino. Solo in Lombardia (66,7%) e in Alto Adige (46,7%) prevalgono le previsioni di stabilità. Crolla invece il numero di coloro che si attendono una stagione di crescita: solo 2 su 100. Voci fuori dal coro quelle di alcuni operatori altoatesini: il 9,5% di loro è certo di chiudere la stagione in crescita rispetto allo scorso anno.

Stando alle elaborazioni di Trademark Italia per l'estate 2014, si prevede dunque una flessione complessiva del 6%, che in alcune aree potrà superare il 10% (si tratta di indicatori di presenze e in misura minore di ricavi). In particolare si prevede diminuzione tra il 5 e il 10% in Friuli Venezia Giulia, leggero calo tra 1 e il 5% in Valle d'Aosta, Trentino e Veneto, stabilità in Piemonte, Lombardia e Alto Adige.
E che a influire negativamente per gli arrivi (soprattutto italiani) lo conferma in qualche modo il dato secondo cui almeno 2 turisti su 3 puntano su un acquisto conveniente e sono alla ricerca del miglior rapporto prezzo-qualità, non di "emozioni". La rete poi ha accentuato la concorrenza tra gli operatori, che sempre più frequentemente competono sul fronte dei prezzi ma secondo lo studio spesso lo fanno tagliando comfort, servizi, garanzie e qualità. La vacanza estiva in montagna da un triennio almeno è diventata un patchwork di proposte di vacanza attiva e dinamica, molto distante dai tradizionali ace. Cercando di attrarre i più giovani, le comunità e gli enti di promozione alpini investono in nuove attività: cicloturismo, mountain bike, cross country, downhill, rafting, nordic walking, etc. introducendo ritmi, rumori e agonismi incoerenti con la tradizionale vacanza montana di pace e silenzio. Ma per 3 turisti adulti su 10 proprio queste violazioni producono serie perdite di appeal della montagna.

Secondo l'Osservatorio turistico della montagna, quindi, gli arrivi complessivi (alberghiero ed extralberghiero) si attesteranno sui 3,7 milioni con 2,8 milioni di italiani e 900 mila stranieri. Le presenze complessive saranno di 17,5 milioni (alberghiero ed extralberghiero) di cui 13 milioni di italiani e 4,5 milioni di stranieri. Il fatturato diretto sarà di 1,70 miliardi di euro e il giro d'affari complessivo si aggirerà sui 2 miliardi.

 

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