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Una candidatura internazionale promossa da Italia, Grecia e Austria per una cultura antichissima ora riconosciuta dall’UNESCO

Dalla riunione di Bogotà, in Colombia, del Comitato intergovernativo UNESCO è giunta la notizia dell’iscrizione della transumanza nella Lista Rappresentativa del Patrimonio immateriale dell'Umanità. È premiata così una cultura antichissima come quella della tradizionale pratica pastorale di migrazione stagionale del bestiame lungo percorsi spesso difficoltosi e verso condizioni climatiche migliori.

Con questo riconoscimento, avvenuto all’unanimità da parte dei 24 Paesi votanti, l'Italia acquisisce il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio. Sono dieci infatti i patrimoni immateriali inseriti nella speciale lista dall’UNESCO: dalla Dieta Mediterranea alla Pratica della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, dall'Arte del Pizzaiolo napoletano alla tecnica dei muretti a secco, ai paesaggi vitivinicoli delle Langhe e del Prosecco. Soddisfazione è stata espressa dai ministri delle Politiche agricole Teresa Bellanova e dell'Ambiente, Sergio Costa.

Tanti i luoghi simbolici dove la transumanza viene ancora praticata, da Amatrice (Rieti) da cui è partita la candidatura subito dopo il devastante terremoto a Frosolone (Isernia), Pescocostanzo e Anversa degli Abruzzi in provincia dell'Aquila, Lacedonia in Alta Irpinia, San Marco in Lamis e Volturara Appula in provincia di Foggia, insieme a territori della Lombardia, della Val Senales in Trentino Alto-Adige, la Valle d’Aosta e la Basilicata.

I pastori transumanti, si legge nel dossier di candidatura presentato congiuntamente all’UNESCO da Italia Grecia e Austria, hanno una conoscenza approfondita dell'ambiente, dell'equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti.

 

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